Maggio 22

Compensazione delle spese di lite – Non basta una motivazione di stile per dichiarare la compensazione delle spese di lite

Cass. Civ. 12.5.2016, n. 9715

La Corte suprema ha recentemente avuto modo di esaminare il caso di un procedimento avanti alla Commissione Tributaria Regionale, nel quale una società aveva proposto ricorso contro l’avviso di accertamento IRPEF relativo all’anno 2004.

La Commissione Tributaria Provinciale ha accolto il ricorso.

In seguito l’Agenzia delle Entrate ha proposto appello contro la sentenza della Commissione Tributaria Provinciale, e la Commissione Tributaria Regionale ha respinto lo stesso, ritenendolo infondato.

Sennonché, la Commissione Tributaria Regionale ha compensato le spese di giudizio ritenendo sussistenti i giusti e fondati motivi richiesti dalla legge.

La società appellata ha proposto ricorso per Cassazione, rilevando la violazione del D. Lgs. n.546 del 1992, art.15 e art.92 c.p.c., comma 2, dal momento che il Giudice di merito aveva erroneamente compensato le spese di giudizio sulla scorta del semplice richiamo a “giusti e fondati motivi”, e, quindi, con motivazione di stile la quale, in sostanza, si limita in maniera sterile a richiamare il contenuto della legge….

La Corte di Cassazione ha accolto le censure di parte ricorrente, richiamando, sul punto, un principio consolidato per cui “In tema di spese giudiziali, le “gravi ed eccezionali ragioni”, da indicarsi esplicitamente nella motivazione, in presenza delle quali, ai sensi dell’art.92 c.p.c., comma 2 (così come modificato dalla L. 28 dicembre 2005, n. 263, art.2), il Giudice può compensare, in tutto o in parte, le spese del giudizio non possono essere tratte dalla struttura del tipo di procedimento contenzioso applicato nè dalle particolari disposizioni processuali che lo regolano, ma devono trovare riferimento in specifiche circostanze o aspetti della controversia decisa”.

A tal proposito, per esempio, in un giudizio di opposizione a sanzione amministrativa, la Corte ha ritenuto che non costituisca una valida ragione per la compensazione delle spese la limitata attività difensiva della parte, correlata alla natura della controversia.

In sostanza, nel caso che ci occupa, ai fini della compensazione non ha trovato alcun rilievo il fatto processuale controverso, ma, di contro, solamente una generica considerazione di motivi che non sono in alcun modo collegati al fatto medesimo. La sentenza impugnata deve essere quindi cassata con rinvio.

Crediamo che la Sentenza in commento sia di particolare rilievo. Ed infatti, a tutti noi è capitato di assistere clienti convenuti in cause che si sono concluse con il rigetto integrale di ogni domanda avversaria, ma con la compensazione delle spese di lite, in quanto (semplicemente….) sussistono giusti e fondati motivi….

Ovviamente, non siamo contrari in senso assoluto al fatto che un Giudice possa decidere di rigettare integralmente le domande della parte, compensando le spese di causa.

Crediamo, però, che sia del tutto legittimo (anche alla luce delle recenti riforme che hanno modificato il testo dell’art.92 c.p.c. nell’ultima decina d’anni) che i Giudicanti comprendano fino in fondo l’esigenza (fondamentale, per chi esercita la professione di avvocato) di motivare adeguatamente ed in maniera approfondita (anche) tale capo di una Sentenza, troppo spesso “liquidato” in poche righe.

Maggio 22

Licenziamento per giusta causa e rilevanza delle condotte extralavorative

Cassazione, sez. lav., 6 agosto 2015, n. 16524

La giusta causa di licenziamento ricorre, oltre che nel caso di inadempimento tanto grave da giustificare la risoluzione immediata del rapporto di lavoro, anche nell’ipotesi in cui il lavoratore ponga in essere condotte extra lavorative che, seppure formalmente estranee alla prestazione oggetto di contratto, nondimeno possano essere tali da ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario tra le parti. Ciò in quanto il lavoratore è tenuto non solo a fornire la prestazione richiesta, ma anche, quale obbligo accessorio, a non porre in essere, fuori dall’ambito lavorativo, comportamenti tali da ledere gli interessi morali e materiali del datore di lavoro o comprometterne il rapporto fiduciario.

Maggio 22

Nullità del provvedimento emesso dal Tribunale del Riesame in assenza del difensore – Errata notifica via pec al difensore

Cassazione penale, sez. VI, 20/04/2016,  n. 18519

“Nell’ipotesi in cui l’avviso di fissazione dell’udienza dinanzi al Tribunale del riesame sia stato inviato all’errato indirizzo di posta elettronica del difensore di fiducia, stante la mancata integrazione di un regolare contraddittorio, per omesso avviso al difensore, l’udienza innanzi al Tribunale del riesame deve ritenersi essere stata celebrata irritualmente, con conseguente nullità del provvedimento emesso all’esito, che deve essere annullato senza rinvio”.

Maggio 22

Imponibilità IRAP – Presupposto oggettivo – Autonoma organizzazione – Impiego di personale

Cass. SS. UU. 10.5.2016 n. 9451

Con la sentenza in commento le Sezioni Unite della Suprema Corte statuiscono che non configura un’attività autonomamente organizzata (pertanto imponibile ai fini IRAP) l’impiego, in modo non occasionale, di lavoro altrui quando questo si realizzi nello svolgimento di mansioni di segreteria o generiche o meramente esecutive che rendano all’attività svolta dal contribuente un contributo del tutto mediato o generico.

NEWER OLDER 1 2 25 26 27 35 36