Dic 23

ACCESO ALLA PROFESSIONE: DEPOSITATA ALLA CAMERA LA PROPOSTA DELL’AIGA

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I recenti esiti dell’esame scritto per l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato hanno fatto emergere tutte le contraddittorietà di un sistema che, come più volte denunciato, somiglia di più ad un concorso pubblico – che si svolge, ormai, con modalità del tutto anacronistiche ed estranee all’effettivo svolgimento della professione – piuttosto che ad una prova abilitativa da eseguire all’esito di un percorso professionalizzante di pratica. E’ quanto si legge in una nota dell’AIGA, ricordando di aver consegnato a deputato Carmelo Miceli (Pd), che provvederà, quale primo firmatario, a curarne l’iter per il deposito presso la Camera, una proposta di legge avente ad oggetto la riforma dell’esame di abilitazione alla professione forense. La proposta AIGA prevede una sola prova scritta, l’atto giudiziario, ed una prova orale, oltre che una doppia sessione annuale (a giugno e a dicembre).

La riforma prevista dall’AIGA prevede anche la facoltà, rimessa al ministro della Giustizia, di svolgere la prova scritta con l’ausilio di strumenti informatici. “L’esame di abilitazione alla professione forense – afferma Antonio De Angelis, presidente nazionale di AIGA – deve rappresentare solo l’ultimo tassello del processo di verifica della idoneità di un giovane ad esercitare la professione di avvocato e non, invece, una lotteria in cui anche i più bravi sono costretti ad affidarsi alla sorte sperando di rientrare in una data percentuale di promossi. Occorre assolutamente favorire l’accesso alla professione forense alle giovani generazioni, attraverso criteri di valorizzazione del merito”.

Si tratta – commenta Mariella Sottile della giunta nazionale AIGA – del primo importante passaggio normativo attraverso cui puntiamo a modificare profondamente il sistema dell’accesso alla professione desideriamo sollecitare una riforma strutturata della legge professionale che valorizzi pienamente il merito e le capacità dei nostri giovani praticanti ma, soprattutto, di coloro che svolgono un percorso universitario e di tirocinio forense con profitto, impegno e passione e con l’obiettivo, primario, di diventare avvocati” (Articolo tratto da “Il Dubbio“).

Nel corso delle audizioni avvenute  in Commissione Giustizia alla Camera sulla riforma dell’esame di abilitazione da avvocato i rappresentanti di CNF e OCF hanno sostenuto la tesi per cui la riforma dell’accesso alla professione dovrebbe partire da una riforma del percorso universitario, che dovrebbe diventare maggiormente professionalizzante. Ed hanno ragione da vendere.

Peccato però che una riforma di questa portata impone tempi lunghissimi, coinvolgendo due Ministeri (Giustizia e Università), e almeno due Commissioni Parlamentari. Insomma, se ne parla tra qualche anno. E intanto? Intanto l’esame resta così come è. E la cosa non sembra turbare particolarmente.
Nulla, per esempio, è stato detto in ordine al fatto che a partire dal 2022 la frequentazione delle scuole forensi (a pagamento) diventerà obbligatoria, e che i praticanti si troveranno costretti a sostenere SEI PROVE SCRITTE (tre durante la scuola forense + le tre prove previste nell’attuale esame di abilitazione) prima di accedere alla prova orale finale, ultima tappa del percorso formativo.
E nulla stato detto in ordine al fatto che i pareri previsti nella attuale formulazione dell’esame non assomigliano neanche lontanamente ai pareri che, abitualmente, si redigono nella vita professionale (anzi, il Consigliere del CNF ha definito gli attuali pareri d’esame: “l’unico modo per dimostrare di essere all’altezza di un avvocato moderno”).
E allora, lavoriamo tutti insieme ad una riforma seria dell’accesso alla professione, a partire dalla riforma del percorso universitario di Giurisprudenza. Ma intanto riformiamo l’esame, non rendendolo più facile ma più snello (una prova scritta anziché tre), più moderno (utilizzando strumenti informatici e banche dati, anziché fogli protocollo e codici costosi), più giusto (obbligo motivazionale rafforzato).
Lo dobbiamo a tutti quei giovani (sempre di meno) che, nonostante tutto, decidono di coltivare il proprio sogno e coraggiosamente scelgono la professione forense.